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giovedì 27 gennaio 2011

Nel giardino dei Giusti





Giorgio Goldenberg, 78enne vive a Kfar Saba, in  Israele.
 Grazie ad un agile trentenne di Ponte a  Ema E' riucito a scappare allo sterminio nascosto nella sua cantina. Quel signore si chiamava Gino Bartali, e fingendo si allenarsi ha salvato circa 800 ebrei tra case e conventi in Toscana e Umbria.
Nascosti nella canna, sotto il sellino o dentro le impugnature del manubrio, portava foto e documenti di ebrei. Documenti da falsificare, per permettere le fughe. Partiva da Firenze, faceva più di 200 chilometri di strade secondarie e di montagna, addosso una maglia con scritto «Bartali». Qualche volta lo fermarono, i tedeschi, a un posto di blocco, ma finiva che gli facevano domande di ciclismo. A San Quirico Bartali consegnava alla madre superiora carte e foto, che poi venivano portate in una tipografia, lì dietro, tre minuti di buon passo. Gli ebrei ottenevano così le identità necessarie a circolare e a raggiungere l' Abruzzo, oltre la linea Gustav, nell' Italia già liberata
Andrea Bartali, (presidente della Fondazione Gino Bartali), è rimasto commosso dall´episodio che ignorava: «È una notizia bellissima che dimostra ancora una volta il grande cuore di mio padre e che spero ci aiuti a piantare l´albero nel Bosco dei Giusti, allo Yad Vashem», uno dei luoghi della Memoria più sacri per il popolo ebraico. E per l´umanità intera.


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